Scrittura e scritture

di Carmelo Santoro

Raskòl’nikov è uno squattrinato ex studente universitario di ventitré anni, costretto a lasciare gli studi per motivi economici, che vive in un minuscolo e sordido abbaino nei bassifondi di San Pietroburgo. Le condizioni di grave indigenza in cui vive lo portano a provare forte livore verso tutto ciò che lo circonda. È un uomo profondamente solo, vuoto, che vive in un equilibrio instabile tra gli eccessi di una euforia artificiale e gli abissi della più cupa disperazione.
Il vuoto spirituale che occupa la sua mente lo porta a distinguere gli Uomini in due grandi categorie: gli Uomini “Napoleone”, ossia quelli cui è consentito vivere al di sopra della legge morale, e ai quali tutto è permesso poiché grande è il beneficio di cui l’umanità gode grazie alla loro presenza, e gli Uomini “Pidocchio”, tenuti a sottostare alle leggi e al senso comune, e nei confronti dei quali i “Napoleone” hanno diritto di vita e di morte.
Anche per dimostrare a se stesso di appartenere alla categoria degli Uomini “Napoleone”, Raskòl’inikov decide di uccidere una vecchia usuraia e di impossessarsi della sua ricchezza per compiere il bene. Ritiene, infatti, che per quanto l’omicidio sia certamente in sé un’azione spregevole, è giustificabile se da esso possa derivare un bene maggiore.
Dopo l’omicidio, tuttavia, le cose non vanno come aveva preventivato: è tormentato da una cupa angoscia, frutto di rimorsi e pentimenti. La condizione di solitudine in cui viveva è aggravata dal segreto per il delitto commesso, e il terrore di essere scoperto logora gravemente i nervi del giovane.
Ma, come sempre, la Divina Provvidenza viene in soccorso dei cuori in affanno.
Sonja è la figlia di un ubriacone, Marmeladov, costretta a prostituirsi per garantire alla matrigna e ai fratellini un tozzo di pane. La sua forza è nel Vangelo.
“… era una ragazza modestamente, quasi poveramente, vestita … sembrava una bambina, modesta e serena nei modi, con un viso sereno, ma come un po’ spaurito … non la si poteva neppure dire bellina ma i suoi occhi celesti erano così limpidi e, quando si animavano, l’espressione del viso diventava così buona e semplice che involontariamente ci si sentiva attirati”.
Sonja è l’icona della santità, e la consapevolezza della condizione disonorevole cui è costretta non scalfisce la sua purezza.Ma dimmi dunque, una volta per tutte – proferì Raskòl’nikòv – come mai una simile vergogna e tanta bassezza possono trovare posto in te accanto ad altri opposti e sacri sentimenti? Sarebbe più giusto, vedi, mille volte più giusto e più ragionevole gettarsi a capofitto nell’acqua e finirla di colpo.

E di loro (
dei miei fratellini, n.d.e.) che sarebbe?”
Questa capacità di donarsi, di farsi carico della croce altrui la rende forte e la redime, ma al tempo stesso ingenera una vera e propria seduzione su chi l’avvicina. La sua è la bellezza di Dio.


Vinto dal fascino di questa bellezza, Raskòl’nikov le confessa l’omicidio.
Sonja balzò su e, torcendosi le mani, andò fino al mezzo della stanza ma poi tornò a sedersi sul letto, spalla a spalla con quella di Raskòl’nikov. D’improvviso mandò un grido e si buttò dinnanzi a lui in ginocchio:

che avete fatto? Che avete fatto di voi? – disse disperatamente e, balzata in piedi, gli si gettò al collo, lo abbracciò e lo strinse forte forte con le mani …

Ma come? Mi abbracci adesso che hai saputo cosa ho fatto?

Ora non c’è uomo al mondo più infelice di te – … e ad un tratto si mise a piangere …

Raskòl’nikov sentì un sentimento che egli da tempo più non conosceva che affluì in un’ondata nella sua anima e di colpo si riaddolcì“.

La soluzione, per Sonja, non può che essere l’espiazione della colpa:
Va subito, in questo stesso istante, fermati al crocicchio, inginocchiati, per prima cosa bacia la terra, che hai profanato, e poi inchinati a tutto il mondo, in tutte e quattro le direzioni, e di’ a tutti, a voce alta: io ho ucciso! Allor Dio ti manderà nuovamente la vita…

Raskòl’nikov è perplesso: sa che la confessione comporterà una severa pena da scontare ai lavori forzati in Siberia, ma Sonja non ha dubbi
Accettare la sofferenza ed espiare con essa la propria colpa, ecco quel che bisogna fare…. Verrò con te in Siberia, e attenderò nel silenzio che la Provvidenza operi in te.

Questa nuova consapevolezza rasserena Raskòl’nikov, che finalmente, abbassate le difese, si lascia vincere dall’Amore: la sua conversione ora è completa.

La limpidezza di Sonja, la sua capacità di amare e di donarsi gratuitamente e totalmente ha vinto. Davvero è stata strumento dell’amore di Dio.

Volevano parlare, ma non ci riuscivano. Avevano le lacrime agli occhi. Entrambi erano pallidi e magri; ma in quei volti pallidi e malati già splendeva l’alba di una rinnovata, futura e completa resurrezione in una nuova vita. Li faceva risorgere l’amore, il cuore di ognuno di loro racchiudeva infinite fonti di vita per il cuore dell’altro.

Fedor Dostoevskij, Delitto e castigo