Parola e vita

di Pietro Cioli

Chi pensa alla fede come ad un tranquillante si sbaglia. La fede sa dare pace, ma resta sempre una rischiosa avventura. Maria di Magdala sente la mancanza di Gesù, ha un assoluto bisogno di Lui, e lo cerca. Credere è sentire che Gesù ci è indispensabile quanto l’aria che respiriamo, che la sua mancanza ci è insopportabile. Come la Maddalena ce ne rendiamo più conto quando lo abbiamo perso. Tutti possiamo imparare dal desiderio di questa donna e dall’incontenibile forza del suo cercare.
Maria che non ha lasciato solo Gesù nel momento sconcertante e doloroso della croce, vuole ora venerare le sue spoglie mortali e piange. Sfoga il suo dolore per la perdita dell’amato e trae proprio da quel dolore l’energia per una rinnovata ricerca. Non si arrende di fronte alla morte: “se l’hai portato via tu dimmi dove l’hai messo e ed io andrò a prenderlo” (v15). Proprio quando non sentiamo più così vicino Gesù, cercandolo con amore appassionato, possiamo riconoscerlo come il “mio Signore”, qualcuno che cerchiamo perché ci è sottratto, ma al quale non smettiamo di appartenere.
Per giungere all’incontro con colui che cerca Maria di Magdala deve lasciare che il suo amore sia purificato. Accecata dal dolore non sa riconoscere i segni della Risurrezione di Cristo già avvenuta: la pietra ribaltata, le bende a terra, i due angeli in bianche vesti e Gesù stesso che scambia per giardiniere. Il suo potente amore è troppo condizionato dalla sua sensibilità, dal suo modo di “sentire” Cristo. Come tutti noi, troppo attaccati al nostro sentimento, alle nostre abitudini, non sappiamo uscire da noi stessi entrando in sintonia con l’altro.
La parola di Gesù le chiede di ripensarsi: “Perché piangi, chi cerchi?” (v15). Dobbiamo consentire a Gesù di manifestarsi come e quando vuole. Nel pieno della nostra sofferta e appassionata ricerca egli ci vien incontro trovandoci prima che noi troviamo lui. Dobbiamo rinunciare ad afferrarlo ed ascoltare piuttosto la sua voce che ci chiama per nome. Da quel momento altre voci potranno sovrapporsi e distrarci ma non potremo più dimenticare o confondere la sua voce. Se mettiamo a tacere il nostro io, con le sue ambiguità, Gesù che ci conosce intimamente ha l’energia per far venire a galla il fondo nascosto e più vero del nostro io, e trasmetterci la sua stessa libertà, il suo stesso amore. Il Risorto che ha vinto la morte vince anche il nostro cuore ripiegato su di sé e ci apre a quella gioiosa risposta: “Rabbuni”, cioè mio maestro, mio Signore, mio Dio.

E’ l’attimo in cui la fede, la risposta umana riflette tutta la potenza della Parola che gli è stata rivolta. L’attimo indimenticabile in cui “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. (Gal 2,20), cioè riconosciuti da Lui riusciamo a vivere di questo legame.
Il cammino di Maria tuttavia non finisce qui, anzi comincia. Ella resta troppo legata al passato e vorrebbe vivere in modo esclusivo la relazione con Gesù con la stessa prossimità di prima. Gesù invece le chiede di entrare in un duplice movimento: nello slancio con cui Egli sale verso il Padre ed entra nella piena comunione con Lui e nella missione verso i fratelli. L’ascensione di Gesù non è un allontanamento e consente al suo stesso Spirito di pervaderci sempre più intimamente. Egli che ha fatto sua la nostra carne ed il nostro mondo ora li trascina con sé nel mondo di Dio e ci restituisce l’accesso a quella vita a cui siamo da sempre destinati e che stavamo per perdere.
La nostra esistenza ne viene trasformata e noi troviamo la forza di andare verso i fratelli costruendo legami sinceri e profondi, fondati su quanto abbiamo vissuto. Un amore purificato dall’incontro con il Risorto genera relazioni vere, non convenzionali nel cui contesto diviene possibile dire ad altri:

Ho visto il Signore!”.
Sul mio letto, lungo la notte ho cercato
l’amato del mio cuore.
L’ho cercato ma non l’ho trovato.
Voglio alzarmi e fare il giro della città
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amato del mio cuore.
L’ho cercato ma non l’ho trovato…
Era scomparso
ed io venni meno per la sua scomparsa.
L’ho cercato ma non l’ho trovato
l’ho chiamato e non mi ha risposto…
(dal Cantico dei cantici 3,1-2; 5,6)