Vita in comunità
di Silvia Adami
Piccola. Così mi sento quando, lasciata l’auto al parcheggio, ci incamminiamo verso la piazza di Morimondo dove sorge l’abbazia. Ci guida don Giovanni. Con me Laura, Elena, Donatella, Paola, Suor Elsa, Anna, Simona, Suor Daniela. Una simpatica comitiva che, nel silenzio della campagna, va lungo la strada gettando uno sguardo rapido e benevolo alle case, le cascine e gli orti, fino a salire in una stanza del monastero adiacente la chiesa. La luce del mattino è ancora gentile, il prato verde e ben curato raccoglie le prime foglie secche dell’autunno imminente. Non c’è nessuno. Non è ancora l’ora dei turisti in bicicletta che si fermano per un gelato o un caffè nei bar che si affacciano sulla piazza. Sento quanto è bello questo vuoto che ci accoglie, questa intimità: ci siamo noi e il nostro desiderio di dire “eccomi” a quella voce che ci invita a venire in disparte dicendo ad ognuno: “state un poco con me”. Così la gioia è grande quando, varcata la soglia della stanza che ci avrebbe ospitato, vedo affisso alla parete un Crocifisso, proprio sopra al tavolo di legno intorno al quale ci sediamo, un tavolo che sa di antico e nuovo insieme. La luce entra nella stanza da una portafinestra che dà sul cortile interno e da cui si gode una bellissima vista sulla campagna circostante. Anche se il sacerdote che ci ha accolto non ha molto tempo per spiegarci la storia dell’abbazia, sono proprio quell’orizzonte soleggiato e aperto, quelle mura, i quadri appesi raffiguranti Maria e Gesù, a dirci la devozione di quel luogo. Tutto ha il sapore della preghiera. Nell’abbraccio di quel respiro di pace e serenità iniziamo il nostro incontro, dal titolo promettente: “ritiro spirituale e programmazione catechiste”. Che bello essere qui! Quando a giugno è arrivato l’invito, non era scontato esserci e il nostro pensiero va alle altre amiche catechiste che per diversi motivi non ci sono, se non con il cuore. Così quando iniziamo, ci siamo “tutte” e il primo grazie va al Signore per il dono di una giornata speciale, tutta per noi, tutta per Lui.
E’ il vangelo di Marco capitolo 9, versetti 30-37, a guidarci nella riflessione. La domanda di Gesù “Di che cosa stavate discutendo lungo la strada”? come ci spiega bene don Giovanni, è una delle 178 domande che Gesù ci rivolge nel Vangelo, come a dire che Gesù sollecita sempre la Sua chiesa ad interrogarsi, a scoprire attraverso le domande e le risposte, dove tende il cuore di ciascuno e la missione di tutti. Aiutandoci a collocare il brano del Vangelo nel suo contesto, a rivedere passo dopo passo cosa si racconta, don Giovanni ci invita in ultimo a soffermarci sul versetto 37, dove si dice: “E preso un ragazzino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “chi accoglie uno di questi ragazzini nel mio nome, accoglie me, chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”. Come catechiste, infatti, è importante riflettere su cosa vuol dire per noi accogliere concretamente un bambino, abbracciarlo come fa Gesù, accompagnarlo nella conoscenza e nell’amicizia del Signore. Lo scambio che ne segue tra noi è il momento dei cuori che si parlano, si svelano nel loro vissuto, nelle prove e nelle fatiche del servizio, nella testimonianza di una fede fatta di atti concreti e slanci di gioia verso il prossimo. Ascoltarci è un dono che solo la Parola è capace di generare e anche per questo ringraziamo intimamente il Signore che ci ha chiamati. Nel pomeriggio la lettura del testo di E. Biemmi “Il secondo Annuncio. La grazia di ricominciare”, offre prime riflessioni interessanti e stimolanti. Rendersi infatti conto che il contesto culturale attuale è cambiato rispetto al passato e che quindi anche il modo di fare catechismo deve trovare strade nuove, non deve spaventare. Prendendo a prestito il ritornello del canto “Amare è servire” anche noi diciamo che “grande è soltanto l’Amore”! Lo Spirito saprà suggerirci come fare, l’importante è tenere i cuori aperti e non smettere di cercare, sempre e solo, la volontà del Padre. Piccola torno a casa e tanto felice, perché stare insieme invitando Gesù, guardando a Lui e a Lui affidando ogni cosa, fa nascere la gioia, quella vera e contagiosa!