Scrittura e scritture
di Carmelo Santoro
Padre Alfio, l’incaricato dell’insegnamento di religione quando frequentavo le scuole elementari, un giorno mi interrogò:
“Descrivi il tuo rapporto con Gesù”.
Risposi che Gesù era certamente mio amico perché “mi perdona tutte le volte che non faccio il bravo”.
Tornai al posto con un bel voto, non credo per la qualità della risposta ma per il fatto che padre Alfio dispensava sempre sorrisi e bei voti, senza risparmiarsi.
Molti anni dopo, in occasione di un incontro di catechesi in parrocchia, il parroco pose la stessa domanda.
“Come descrivereste in poche parole il vostro rapporto con Gesù?”
Mi tornò in mente il sorriso di padre Alfio, anche se stavolta ogni riferimento al perdono di Gesù “tutte le volte che non faccio il bravo” mi sembrò non sufficiente.
La verità è che, negli anni, ho cominciato a percepire che il baricentro del mio rapporto con Gesù non sta tanto sul piano della volontà e dell’obbedienza alla Sua legge, quanto su quello dell’Amore gratuito, che riempie ogni cosa di felicità. Quindi: dell’amicizia, appunto.
“Vi ho chiamato amici” dice Gesù. E cambia la nostra storia. Non più sudditi obbedienti: amici amati.
Io mi sento felice soltanto quando posso donare amicizia o quando ne ricevo. Quando la mia casa è aperta agli ospiti. Quando gli ospiti non si sentono “ospiti”, ma si sentono a casa loro. Quando canto in coro. Quando qualcuno sa di potersi fidare di me. Quando so di potermi fidare. Quando qualcuno viene e prende e, andando via, sorride. Quando posso condividere, pane o lacrime che siano. E chissà ancora quanti esempi potrei citare.
Ecco: in questi momenti mi sento veramente vicino al cuore di Gesù e il mio rapporto con Lui si rinnova in una nuova gioia. E so che Gesù mi parla con le parole di Pablo Neruda:
Amico, portati via quello che vuoi
affonda il tuo sguardo negli angoli
e se vuoi ti darò tutta l’anima
coi suoi bianchi viali e le sue canzoni.
Pablo Neruda – Amico (da Venti poesie d’amore e una canzone disperata)