Vita in comunità
di Laura Lanfredini
È stato un Consiglio Pastorale speciale quello che si è svolto di lunedì 8 novembre nel teatro della nostra parrocchia: per la prima volta si sono riuniti insieme i Consigli Pastorali di GMG, di San Gaetano e di San Martino in Villapizzone, le tre parrocchie del decanato chiamate a costituire una Comunità Pastorale. Per rispondere ai profondi mutamenti in corso, infatti, la diocesi di Milano ha da tempo avviato una riorganizzazione in comunità pastorali e sono moltissime quelle già attive, anche in realtà a noi vicine, come Quarto Oggiaro o Gallaratese. All’incontro, sul palco del teatro erano presenti i tre parroci – don Marco per San Martino, don Roberto per San Gaetano e il “nostro” don Giovanni – insieme al vicario episcopale della città, mons. Carlo Azzimonti.
Siamo tutti perplessi ed anche un po’ preoccupati: cos’è una Comunità Pastorale? Cosa succederà alla nostra parrocchia? Mons. Azzimonti ci viene in aiuto: la comunità pastorale è una forma di “unità pastorale” tra più parrocchie affidate a una cura pastorale unitaria e chiamate a vivere un cammino condiviso e coordinato di autentica comunione, attraverso la realizzazione di un concreto, preciso e forte progetto pastorale missionario. È una modalità nuova di essere comunità sul territorio, cercando di leggere i segni dei tempi, in un contesto ecclesiale e sociale in grande mutamento. Non può e non deve servire solo a superare la criticità della grave carenza di preti o ad aprire qualche spazio in più al ministero dei laici, ma deve portare a un vero, costante e concreto rinnovamento. Si tratta, quindi, di un ben più impegnativo ripensamento della presenza dei cristiani nella Chiesa e nella società.
Come per tutte le novità, possono sorgere alcuni timori e preoccupazioni, ad esempio quella di perdere la propria identità, le tradizioni che nel tempo sono nate all’interno di ciascuna parrocchia. Ma è proprio quando si riesce a percepire che la propria identità non ne esclude altre, che cresce la comunione nella Chiesa.
Per diventare “comunità” il primo e fondamentale passo è quello di conoscersi: proprio per questo, ciascuna parrocchia, tramite un proprio portavoce (per GMG ha parlato Pietro Cioli), è stata invitata a presentarsi, descrivendo le origini, il territorio, l’organizzazione, la liturgia, il cammino di iniziazione ai sacramenti, le diverse attività, i progetti …
Ne emerge un quadro di grande ricchezza, grazie proprio alle diversità: pur con moltissimi elementi in comune, ogni parrocchia ha le proprie peculiarità ed ha sviluppato i propri “talenti”.
Ogni parrocchia ha il proprio posto nel decanato, le sue qualità, le sue specificità e i suoi doni e la possibilità di metterli a fattor comune, di integrarli in un progetto e in un percorso unitario non potrà che essere fonte di opportunità, occasione di rinnovamento e portare molti effetti positivi. Penso, ad esempio, che la creazione della nuova Comunità potrà essere occasione per ripensare al ruolo dei sacerdoti e dei collaboratori laici, allargare le relazioni con gli altri laici, portare a una ricchezza di voci, favorire il confronto tra gli educatori della Pastorale giovanile, lo sviluppo di nuovi progetti pastorali, aiutarci anche a superare le immobilità ed i campanilismi. Il freno da rimuovere è soprattutto quello dell’abitudine, perché come parrocchiani siamo abituati a identificarci con la nostra singola comunità, mentre dobbiamo ricordare che “Il corpo è uno e ha molte membra…” (Corinzi 12,12-27).Dopo aver ascoltato la voce delle tre parrocchie e le considerazioni dei tre parroci, le perplessità e la preoccupazione iniziali erano scomparse, lasciando spazio ad una emozione positiva, con il desiderio di conoscerci meglio e di iniziare a lavorare insieme.
Da questo momento inizia un percorso che dobbiamo fare insieme, tutto da costruire e da inventare. Non perderemo le nostre identità e potremo continuare a frequentare la nostra parrocchia, ma uniremo il ministero dei sacerdoti ed anche alcune attività nelle quali non è utile o facile fare da soli, anzi in cui le sinergie potranno migliorare quanto già si fa. La costituzione della comunità pastorale dovrà vedere da un lato, infatti, l’aspetto pratico, ossia la possibilità di unire le forze nelle diverse attività pastorali, alleggerendo così le singole parrocchie dal peso della routine e liberando le energie per dedicarsi maggiormente alla testimonianza del Vangelo, ma soprattutto l’intuizione di poter vivere la fede in una forma più piena e più completa, grazie alla prospettiva d’insieme in cui si dovranno muovere le parrocchie.
Non ci resta che iniziare a lavorare e per dare avvio concreto al percorso dell’unità pastorale è stata costituita una commissione di lavoro inter-parrocchiale, composta da tre rappresentanti delegati per ciascun Consiglio parrocchiale: Stefano Kunos, Maurizio dell’Acqua e Pietro Cioli rappresenteranno GMG e siamo grati per la loro disponibilità. Si troveranno venerdì 3 dicembre con i delegati delle altre due parrocchie e ci aggiorneranno nel prossimo Consiglio pastorale parrocchiale in calendario per il 13 dicembre.