Sottovoce

di Maurizio Dall’acqua

Devo ammetterlo: Greta Thunberg con il suo bla bla bla, mi ha spiazzato, mi ha confuso, mi ha disorientato.
Mi sono chiesto: come fa una giovane di soli diciotto anni a saperne così tanto dei problemi dell’ambiente ed avere conoscenze ed entrature sociali da permettersi di andare a parlare all’assemblea delle Nazioni Unite o, come ha fatto di recente, alla conferenza sul clima di Milano, lo scorso 28 settembre?
Soprattutto mi ha meravigliato l’eco riservato dai media all’intervento della Thunberg in occasione dell’evento Youth4Climate, di cui di seguito riporto testualmente uno stralcio del giornale “Il fatto quotidiano” che si riferisce a questa singolare opinione.
Un intervento duro ma che guarda al cuore del problema: finora tante parole, ma pochi fatti. Greta Thunberg a Milano, all’apertura della conferenza dei giovani sul clima, Youth4Climate, davanti al ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, al primo cittadino Beppe Sala e a tanti attivisti, ha detto la sua sulla crisi climatica e sulle politiche sul clima. “Il cambiamento climatico non è solo una minaccia, ma soprattutto un’opportunità per creare un pianeta più verde e più sano”, ha esordito la giovane attivista. “Quando parlo di cambiamento climatico cosa vi viene in mente? Io penso ai posti di lavoro, ai lavori verdi, ecologici – ha continuato – dobbiamo trovare una transizione senza traumi, perché non c’è il piano B, non c’è il piano bla bla bla. Qui non stiamo parlando semplicemente di un costoso e politicamente corretto green washing bla bla bla, green economy bla bla bla, net zero al 2050 bla bla bla.”
Ho un terribile sospetto: Greta Thunberg è un prodotto mediatico studiato e voluto opportunamente dai padroni delle strapotenti aziende multinazionali, per intorpidire e sviare le reali ragioni dell’indifferibile problema del clima e delle sue conseguenze catastrofiche sul nostro pianeta, perché una conversione all’utilizzo più moderato delle risorse energetiche, o il passaggio anche graduale a quelle di origini rinnovabili, svilirebbe in maniera determinante i loro utili monetari, riducendo così irrimediabilmente i propri guadagni e provocando di conseguenza la loro inevitabile rovina planetaria.

A questo proposito è utile ascoltare e riflettere su quanto dice Milena Gabanelli nella sua rubrica Dataroom, disponibile periodicamente sulle pagine online del Corriere della Sera.
Nella puntata di martedì 26 ottobre, chiaramente punta il dito sui giganti del Web, indicandoli come i maggiori produttori di CO2 a causa dell’utilizzo di energia elettrica impiegata per poter fornire i loro servizi. Sono servizi che utilizziamo noi, tutti i giorni, come i social e gli e-commerce. Di conseguenza, sottolinea, che i maggiori consumatori di servizi telematici sono i giovani. Utilizzando nomi fittizi, ci fa conoscere che Clotilde, una ragazza di 14 anni, ha consumato in un anno e mezzo 952 ore di visioni in streaming, producendo 321 kg di CO2 necessari per 299 cicli di una normale lavatrice a 60 gradi. Piermatteo, 30 anni, iscritto da quattro anni in una piattaforma, ha utilizzato 1.840 h di visione, causando la formazione di 621 kg di CO2 e, a causa di questo inquinamento, bisognerà piantare 13.534 alberi per ogni anno di utilizzo per compensare le emissioni dei conseguenti gas serra prodotti. Ed infine conclude con una nota polemica, ma altrettanto stimolante: i giovani, che sono molto sensibili ai problemi dell’ambiente, sono anche i maggiori consumatori di streaming e, di conseguenza, produttori involontari di maggior inquinamento.
Questo non vuol dire che sia tutta colpa dei giovani la situazione attuale della terra, assolutamente. La responsabilità è di tutti, anche se proprio i giovani sono i frequentatori più assidui dei social. Tutto questo deve farci riflettere di più e non autorizza in alcun modo nessuno a considerare la questione del clima esclusivamente una preoccupazione da demandare ai giovani. È doveroso trovare al più presto una linea unica politico-sociale di carattere planetario perché il problema improcrastinabile del riscaldamento terrestre riguarda tutti, indistintamente.
È necessario che da oggi stesso, riflettendo su queste evidenze, ognuno di noi: giovani, adulti, anziani, cominci a fare la propria parte per salvare il nostro pianeta.