Editoriali del parroco

di Don Giovanni Confetta

Da piccolo, come tutti i bambini, adoravo il Natale … lo attendevo con tutte le energie e l’entusiasmo di ogni bambino; lo attendevo ancor di più del mio compleanno che cade solamente sei giorni prima.
C’è stato poi un periodo, quello dell’adolescenza, in cui il Natale era diventato, almeno per me, una festa antipatica: non sopportavo tutta l’ipocrisia che lo circondava … i sorrisi finti, “di cartone”; gli auguri di circostanza fatti a quel tal lontano parente che non senti mai e con il quale non c’è alcun rapporto, ma che – almeno a Natale – eri quasi obbligato a contattare anche solo con una telefonata; la sproporzione tra lo scintillio delle luci e il dramma delle tante persone, che vedevo intorno a me, che quel giorno lo festeggiavano da anni in solitudine, dimenticate da tutti.
Mi sono pienamente riconciliato con il Natale solamente da adulto quando ho compreso il cuore di questa festa, il senso vero di quella nascita: il mistero dell’incarnazione di un Dio che si è fatto uomo … uno di noi, uno come noi per condividere la nostra vita; di un Dio, soprattutto, che ha scelto di abitare le pieghe più oscure e difficili della nostra storia per illuminarle con la luce del suo Amore.

C’è un episodio che racconta questa mia riconciliazione con il Natale meglio di ogni altra parola. Era il 25 dicembre del 1914, sul fronte occidentale della Grande Guerra, quando i soldati francesi, britannici e tedeschi fecero scattare il cessate il fuoco. Nessuno diede l’ordine. Nessuna disposizione arrivò dagli alti comandi, né da re Giorgio V né dagli imperatori Guglielmo II e Francesco Giuseppe, né dal governo francese. L’ordine, se così si può dire, arrivò dai cuori dei poveri soldati, dal loro sentirsi – innanzitutto – uomini e dunque fratelli. Uscirono dalle trincee, brindarono insieme, improvvisarono perfino una partita di calcio. Il giorno dopo, l’inutile strage riprese il suo corso. Ma quella tregua – spontanea, ribelle – è lì scolpita nella storia per ricordare sempre a tutti lo spirito del Natale.
Della ’tregua di Natale’ non c’è traccia nei libri di storia, chissà perché. È tuttavia un fatto reale, tramandato dai nonni ai nipoti per generazioni dal quale scaturì, nel 2005, un bel film: per non dimenticare il messaggio universale di questa festa, la buona notizia di un Dio che si è incarnato nelle pagine dure e difficili della nostra storia per redimerla e renderla un po’ migliore.

Tanti cari auguri a voi e a tutte le donne e gli uomini amati dal Signore!