Scrittura e scritture

di Carmelo Santoro

La zia Concetta viveva in casa con noi. Era una vecchietta arzilla, raffinata cuoca e abilissima con i ferri da maglia e con l’uncinetto. Quando pregava pretendeva assoluto silenzio, la qual cosa risultava particolarmente molesta a me e a mio fratello, che non eravamo liberi di proseguire con i nostri giochi chiassosi. Anche perché non finiva mai: dopo aver terminato di recitare il Rosario cominciava una fitta conversazione con il Padreterno, raccomandando alla Sua infinita misericordia, uno per uno (dicasi letteralmente: uno per uno) tutti i suoi parenti passati a miglior vita. E non soltanto quelli prossimi: andava a scovare con la memoria i componenti di tutti i rami collaterali della famiglia. Peraltro, non si limitava ad evocarli: forniva al Padre anche utili elementi per poterli meglio identificare
“… e ricordati pure di mia cugina Ciccina, quella che abitava dietro l’orto di Giovannino Pilurussu e che poi è partita per l’America nel 1917…”
Volevo bene alla zia Concetta.
C’era una locuzione che la zia ripeteva in dialetto siciliano come un mantra, almeno cento volte al giorno:
Comu vòli Diu”
Erano, queste, le parole con cui registrava una brutta notizia, oppure con cui ne accoglieva una bella. Se la salutavo dandole appuntamento a dopo la scuola, mi rispondeva: “Comu vòli Diu”, e allo stesso modo mi rispondeva se la informavo che aveva iniziato a piovere o chissà cosa d’altro.

Ne ridevo, all’inizio. Mi sembrava un semplice modo di dire, un intercalare, buffo perché veniva utilizzato per tutte le circostanze. Piano piano, con il passare degli anni, ho capito che, invece, dietro quelle parole c’era tutto il suo mondo interiore.
Questo era la fede per lei: l’abbandono totale, incondizionato ma sereno alla volontà del Padre. Non era pigrizia, e tanto meno vuoto fatalismo. Era il suo modo di dare concretezza alla presenza di Gesù nella sua vita.
Un giorno, durante l’ora di religione, padre Alfio spiegò che, raggiunta dall’Angelo che le annunciava l’incarnazione del Figlio, Maria rispose:
Eccomi! Sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto.”
“Sono parole molto belle, queste – sottolineò padre Alfio – Qualcuno sa spiegare con parole sue cosa ha voluto dire Maria all’Angelo?”
Alzai la mano.
“Ha voluto dire: comu vòli Diu”.
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Io invece, come olivo verdeggiante nella casa del Padre.
Mi abbandono alla fedeltà di Dio, ora e per sempre.
(Sal, 52,10)