La parola ai giovani

Alice, Francesca e Claudia

Viviamo di corsa, non ci fermiamo mai, vediamo ciò che ci circonda ma non ci fermiamo mai a guardare chi ci circonda.
Le strade di Milano sono stracolme di persone a terra che sopravvivono, le case nei nostri condomini accolgono persone che non sanno come pagare le bollette o mettere un piatto in tavola.
Questo abbiamo fatto notare ai diciotto-diciannovenni della nostra parrocchia. La povertà è intorno a loro ma spesso non ci fanno caso.
Dopo una lunga chiacchierata di confronto abbiamo chiesto a loro se conoscessero persone o associazioni che si occupano del prossimo.
Insieme abbiamo scoperto che esistono Persone che occupano una parte del loro tempo a fermarsi, a guardare e ad ascoltare. Sono molte più di quelle che pensiamo ma non sono mai abbastanza. Lavorano nell’ombra perchè il bene non deve essere per forza fatto sbandierando ciò che si fa.
Così, partendo dal loro bisogno di non fare “catechismo” ma di conoscere il mondo che li circonda e ad essere Persone nel mondo abbiamo partecipato a due serate tendendo la mano al prossimo.
Grazie a Stefano, un nostro parrocchiano, siamo andati un martedì sera a dare generi di conforto (panini preparati dai ragazzi, succhi, biscotti, camomilla calda) alle molte persone che popolano le vie ai piedi della madonnina.

Sconfiggere la povertà non è un atto di carità, è un atto di giustizia” Nelson Mandela.
Queste parole le ho sentite più vive in me quando, quella sera fredda di gennaio, mi sono trovata a confronto con una realtà che non mi aspettavo. Non pensavo di vedere così tante persone sole, infreddolite e affamate, affiancate ad una realtà così diversa, altezzosa e ricca come quella del centro di Milano. Mi si è riempito il cuore vedendo i loro sorrisi e mi è pianto il cuore quando guardando i loro occhi sapevo che sarebbero rimasti lì, da soli. Mi è servita questa esperienza per farmi un esame di coscienza, per guardarmi dentro e confrontarmi con i privilegi che ogni giorno vivo, con la fortuna di avere una casa e un pasto caldo. Credo che tutto ciò abbia influenzato la mia quotidianità, ora sono più consapevole delle difficoltà che vivono le persone della mia stessa città che io ritenevo estranee e lontane. Ringrazio anche tutti coloro che ci hanno permesso di dare una mano, di metterci in gioco.
Bisogna fare la differenza al contrario di essere indifferenti
Alice

Alcune settimane dopo grazie ad Antonella, una nostra parrocchiana, siamo andati in due serate a servire la cena alla mensa dell’ Opera San Francesco.

Un mercoledì pomeriggio con altri ragazzi siamo andati alla mensa in piazza Tricolore. Mi aspettavo di dover servire il pasto ad alcune persone. Arrivati li invece ci hanno divisi a gruppi: chi doveva provare la febbre, chi doveva consegnare le mascherine, chi preparava il vassoio e chi dopo che la persona aveva finito di mangiare doveva pulire la sedia e il tavolo così da poter far sedere un’altra persona.
Ho trovato l’esperienza nel servire alla mensa molto ricca. Vedendo sempre questa realtà da fuori non avevo mai realizzato quanto ci volesse a gestire quest’attività e soprattutto quante persone ne avessero bisogno, abbiamo servito 752 pasti, che è tantissimo, ma è solo una minuscola parte della popolazione visto che sono i numeri di una sola mensa e solo per la cena. Lì ogni giorno sia a cena che a pranzo ci sono persone che dedicano il loro tempo a queste persone.
La cosa che mi ha sconvolto di più è che c’erano tanti ragazzi che avevano la mia età e questo mi ha fatto pensare a quanto sia fortunata. Ora mi accorgo che anche un solo il biglietto dell’ATM, che per me era scontato avere, è un lusso per molte persone infatti ho visto che ad alcuni che non se lo potevano permettere veniva dato.
Quest’esperienza mi è piaciuta non solo perchè ho aiutato delle persone, ma anche perchè ho conosciuto un’altra realtà molto diversa dalla mia, facendomi rivalutare certi aspetti della mia vita e soprattutto non dare tutto quello che ho per scontato.

Francesca

Papa Francesco ha detto: “Chi è indifferente vede tutto uguale, come di notte, e non s’interessa di chi gli sta vicino. Quando orbitiamo solo attorno a noi stessi e ai nostri bisogni, indifferenti a quelli degli altri, la notte scende nel cuore. Il cuore diventa oscuro”.
Speriamo che queste esperienze di vita vera rendano il cuore dei nostri ragazzi un po’ più luminoso e che questa luce possa diffondersi nel cuore di molti altri, così da non far mai vincere l’oscurità.