Sottovoce
di Maurizio Dell’Acqua
Può rappresentare un motivo di pura curiosità cercare di capire come pensa Dio. Io trovo, invece, che sia la giusta misura per comprendere quanto autentica sia la nostra fede.
Ci sarà capitato qualche volta, magari riflettendo su un dato avvenimento, di dire di getto, anche inavvertitamente: chissà cosa ne penserebbe Dio?
Ebbene: che risposta ci siamo dati? Forse ce la saremo cavata con un “boh”, esprimendo apertamente la nostra estraneità a quel problema, oppure ci saremo comportati da agnostico convinto dichiarando la scarsa o, ancor più decisa, assoluta non conoscenza di quell’argomento.
Un grande aiuto in questa ricerca ce la danno indubbiamente i testi biblici.
Nell’Antico Testamento Isaia, nel capitolo 55 del suo libro, così ammonisce: «L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie, oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.» (Is 55,7-9).
Beh, non c’è scampo! Siamo miseramente molto lontani da capire come pensa Dio. Anzi, rileggendo e riflettendo su questo testo del grande profeta, non ci sarà alcuna possibilità a ben vedere.
Uno spiraglio, però, s’intravvede nei quattro Vangeli. Che Gesù sia venuto sulla terra per farci comprendere a modo il pensiero di Dio Padre è assodato.
L’evangelista Matteo, al capitolo 5 rivela:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.» (Mt 5,43-48).
E, successivamente, sempre nel vangelo di Matteo, Gesù ci suggerisce ancor meglio in che modo si può riuscire a capire come pensa Dio: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.» (Mt 11,28-29).
Sono parole confortanti. Forse un po’ difficili da attuare per noi miseri umani, ma decisamente incoraggianti.
Mi resta un’ultima considerazione da sviluppare per completare questa breve analisi.
Nel maestoso affresco della Cappella Sistina di Michelangelo, risalta la Creazione di Adamo. Alcuni critici d’Arte hanno voluto evidenziare che le dita di Dio e di Adamo non si toccano, e si sono domandati il perché. Che significato ha voluto rappresentare in quel gesto il grande pittore toscano? Secondo alcuni il libero arbitrio. Dono concesso da Dio alla sua creatura con il quale egli potrà decidere autonomamente gli scopi del proprio agire e pensare, senza l’interferenza di forze esterne o trascendentali. Secondo altri è che Dio è sempre presente. Desideroso di entrare in contatto con la sua creatura. Difatti la sua postura è di slancio verso Adamo. È la sua creatura che invece mostra svogliatezza, pigrizia, può anche darsi un certo disinteresse per questo contatto. Quindi, a questo punto, forse basterebbe solo un piccolo gesto, allungare un solo dito per lasciarsi toccare da Dio e, forse, capire.