Parola e vita

di Pietro Cioli

I discorsi d’addio offriranno la traccia di meditazione privilegiata alla chiesa ambrosiana in questo anno pastorale 2021-22. Noi li leggeremo e pregheremo negli incontri dei gruppi d’ascolto, che ci auguriamo si moltiplichino e aumentino i loro partecipanti. Dedichiamo qui una breve introduzione a tali discorsi per facilitare chi vorrà unirsi con la sua personale lettura al cammino comune.

Nel vangelo di Giovanni possiamo distinguere con facilità due parti racchiuse tra il prologo (1,1-18) e l’epilogo (21,1-25). Nei primi capitoli (1-12) la Parola si rivela al mondo ma viene respinta. Gesù fa memorabili incontri e lunghi discorsi polemici per contrastare l’incredulità dei giudei. Nella seconda parte (13-20), a quanti l’accolgono Gesù mostra la sua gloria nella morte e risurrezione e tornando al Padre comunica lo Spirito di vita.
Nel contesto dell’ultima cena con i suoi, Gesù pronuncia un lungo discorso di addio molto diverso dai precedenti. Non più parole di giudizio per smascherare l’incredulità, ma parole edificanti, volte a sostenere interiormente i discepoli: essi devono sapere che la sua morte non darà luogo ad una irreparabile separazione. Nell’offrire sé stesso per amore Gesù renderà possibile una comunione ancora più profonda.
Il genere letterario è quello dei discorsi di testamento che ha un modello illuminante nei discorsi di Mosè morente raccolti nel Deuteronomio. I profeti al tempo della monarchia in realtà e non Mosè, rileggono il passato dei quarant’anni nel deserto ed esortano Israele a “non dimenticare”, per avere ancora un futuro. Così pure in Giovanni: l’evangelista compone il discorso combinando parole pronunciate da Gesù con la meditazione del discepolo amato e l’esperienza storica della chiesa apostolica. Anche per lui la memoria è la traccia per il cammino futuro.
Nel leggere percepiamo tutta la tristezza e la tenerezza di Gesù che si congeda, ma per altro verso, Gesù ci appare già incamminato verso la gloria e ci parla tra cielo e terra come Signore glorioso.

Nello scenario di un amichevole colloquio, al quale Giuda non partecipa, Gesù fa molte promesse che i discepoli, non avendo ancora vissuto la Pasqua, non riescono a capire.
Rintracciamo il primo tema dei discorsi nei cinque detti sullo Spirito. Dopo la risurrezione, lo Spirito di verità, illuminerà i ricordi dei discepoli ed allora potranno comprendere (14,26).Lo Spirito detto “l’altro Paraclito”, subentrerà a Gesù che torna al Padre: sarà una compagnia stabile, inaccessibile al mondo incredulo ed invece addirittura una presenza interiore per i discepoli (14,16-17). La sua testimonianza renderà incrollabile quella dei discepoli stessi (15,26-27). Nel contesto del processo che, come era già successo a Gesù, opporrà il mondo ai discepoli, lo Spirito dimostrerà l’errore in termini irrefutabili (16,7-11), e li guiderà per mano, quasi in senso fisico, alla verità intera (16,12-15).
Il secondo tema affrontato dai discorsi è appunto il conflitto con il “mondo”. C’è un odio che non è la risposta ad un male ricevuto, ma che è suscitato dalla missione stessa dei discepoli. Inviati al mondo per continuare l’opera di Gesù, essi non potranno evitare la lotta con l’Antagonista che sottomette a sé il mondo. Il loro intento, come fu per Gesù, sarà la salvezza e non la condanna del mondo, ma ciò potrà manifestarsi in un conflitto al quale devono prepararsi e che chiederà loro parole di verità.
Alla testimonianza resa mediante le parole dovrà poi aggiungersi la testimonianza dei comportamenti: è il terzo filone dei discorsi dedicato al comandamento nuovo: l’invito ad amarsi gli uni gli altri come Lui ci ha amato. L’amore che caratterizza la relazione del discepolo con ogni uomo, nella reciprocità diviene anche principio di quella stabile fraternità che è la chiesa. In questa prospettiva, a conclusione dei discorsi di addio, Gesù pronuncia una preghiera sacerdotale, in rappresentanza di tutti, con la quale invoca l’unità tra discepoli e anche con coloro che, grazie alla loro testimonianza, un giorno crederanno.
Questi tre temi principali e l’intero sviluppo del discorso messi a confronto con la nostra vita suscitano molti interrogativi: poniamoci in umile ascolto pronti a condividere con i fratelli quanto lo Spirito ci farà capire.