Scrittura e scritture
di Carmelo Santoro
Vi è mai capitato di toccare Dio? Intendo: di avere una percezione fisica della sua presenza? A me sì. Non posso dire che mi accada tutti i giorni, ma per colpa mia. Perché per sentire la presenza fisica di Dio è necessario lasciarsi travolgere da questa emozione, sapersi abbandonare a Lui. Volersi abbandonare a Lui. E non sempre ci riesco.
Però è accaduto. Varie volte, in circostanze diverse, con colori e sfumature diverse. È accaduto, ad esempio, in occasione di un temporale estivo.
Si tengono per mano
in silenzio,
sotto i portici.
Il bambino guarda l’altalena,
molto triste,
sotto la pioggia,
e non capisce.
Il padre guarda il bambino:
è la vita, figlio mio
– vorrebbe potergli dire -,
ed è appena cominciata.
Chi tra noi è genitore conosce perfettamente questa sensazione. Quante volte ci è capitato di incrociare gli occhi delusi dei nostri figli, soprattutto quando, da piccoli, non capiscono il perché di una mancata occasione di felicità?
Quante volte ne abbiamo sentito sulla nostra pelle la responsabilità, anche quando non l’avevamo? Avremmo fatto tutto per cancellare quella tristezza e tramutarla in gioia, ma non è rimasto altro da fare se non tenerli per mano, rimanendo sotto i portici ad aspettare la fine della pioggia.
Ma guardando a fondo, dietro questa immensa tenerezza, dietro questo senso di responsabilità, dentro la dolcezza di quegli occhi tristi che aspettano il sole per tornare a giocare, ho sentito l’Amore di Dio Padre che faceva vibrare ogni singola molecola di me.
E non era semplice soddisfazione di un papà orgoglioso, e neppure la premura di assecondare un capriccio.
Non era vanità, non era gioco, non era gioia, non era tristezza. Non era nulla di umano. Era la carezza di Dio.
Era Amore.
Karmelo C. Iribarren Temporale estivo (da La frontiera e altre poesie)